Aletheia 
R.C.S.

Testimonianze e racconti

"Spartiacque"

Raccontare la Grecia, raccontare il microcosmo in cui si vive a Kerapsies mi ha chiesto tutte le forze emotive che ho in corpo. Quando Ale, un volontario di Aletheia che era con me l’ultimo giorno, mi ha chiesto di racchiudere in una parola tutto quello che sentivo, sapevo cosa rispondere: spartiacque. 

Spartiacque perché c’è un prima e un dopo, perché nel prima sei agitata, sei tesa, hai voglia di metterti in gioco e di fare, di conoscere e soprattutto capire la realtà che sei abituato a vedere nei giornali. 
Nel mese passato a Corinto mi sono immersa in storie che partivano dall’Uzbekistan, in sguardi intensissimi che raccontavano la voglia di andare avanti, di proseguire verso lidi più sicuri. Ho incontrato persone che avevano più da insegnare a me, che io a loro. S., una donna siriana, e T., suo marito, hanno insegnato a tutti noi volontari che la gioia di sedersi a una tavola e mangiare tutti insieme prescinde da lingua, religione o nazionalità. Ho conosciuto F., una ragazza afgana bravissima a giocare a calcio. Ho incontrato E. e O., ragazzi iraniani che mi hanno insegnato tutto sui motori delle auto tedesche e sulle canzoni di Enrique Iglesias; ho incontrato Z., un ragazzo curdo che mi ha insegnato a fare la pizza.
Perché alla fine condividere significa essere presenti, essere lì per l’altra persona, prendersi cura l’un l’altro senza gerarchie.
E poi c’è il dopo. Quando torni capisci l’importanza della comunità in ogni ambito e situazione della vita. Capisci che l’importante è coltivare le relazioni umane in ogni loro aspetto. E soprattutto ti viene la voglia di tornare subito a Corinto per vivere di nuovo al fianco dei volontari e di tutte le ragazze e i ragazzi del campo.

 

Testimonianza di Viola

"Inondata"

Spesso tendiamo ad utilizzare metafore legate al mare per descrivere il fenomeno migratorio, ci concentriamo su questo elemento per depersonalizzare quanto più ciò che sta accendendo sotto i nostri occhi, per allontanarlo dalla nostra mente perché troppo doloroso da affrontare.

Per questo motivo quando il primo aggettivo che mi è venuto in mente per descrivere la mia esperienza in Grecia è stato “inondata”, ho cercato in tutti i modi di trovare termini alternativi. 

Ma forse questa metafora, per quanto vorrei descrivere, risulta perfettamente coerente.

Ad Atene ho avuto la possibilità di poter assistere all’avvio del nostro nuovo progetto, ed è bastato poco per percepire l’inondazione precedentemente citata. 
Un’onda violenta, cruenta, dannatamente sincera. 
Caratterizzata dalla disperazione delle persone costrette a vivere in situazione di estrema precarietà, donne e bambini che dormono per strada, uomini gravemente malati con un accesso alle cure negato, anziani che dormivano per strada durante il gelido inverno.

Ma è dietro quest’onda che un’altra continua a crescere. Un’onda carica di determinazione, di ideali e sana speranza, un’onda che mira davvero ad un cambiamento. Pochi termini per poter descrivere l’incredibile forza di questa missione, una forza che ho avuto modo di toccare con mano, e che anche al mio rientro mi permette di crederci davvero.

Credere davvero che ogni singola goccia nel mare può fare davvero la differenza. 

Testimonianza di Emma

"15 minuti"

“Ogni tanto il mare mi fa molta paura. Quando ci nuoto dentro, appena il fondo si fa un po’ più scuro, non sono tanto tranquilla. Sul ponte della nave, in mare aperto, quando guardo giù e penso a tutti quei chilometri sotto di me, devo distrarmi per non agitarmi troppo. Anche solo 15 minuti in mare, se si ha paura, possono durare molto. “15 minutes dans la mer il nous avait dit” le passeur. Joseph (*i nomi sono stati cambiati) viaggia da solo, nel suo metro e ottanta di altezza, per raggiungere la Germania, partito dalla Repubblica Democratica del Congo. Per poter raggiungere la Grecia, la soluzione più semplice sembrava essere il mare. Partenza in piena notte da Izmir, torcia puntata in faccia, in fila indiana. Prima di poter salire sul gommone, perquisiti bagagli e vestiti, disattivati google maps e connessione internet. E il gommone ha cominciato a tracciare la sua rotta nel nero.
Joseph dice che a un certo punto della notte, lontani dalla terra ferma, la benzina è finita. E dopo le attese e le inquietudini fra le onde, le taniche di benzina sono arrivate. Allora sono ripartiti veramente, sull’attenti sopra gli abissi. “Les 15 minutes passent, après 30, 40, une heure, deux heures…”. Sei ore sono durati i 15 minuti di viaggio promessi dal passeur per raggiungere la Grecia. Dubitando anche di ritornarci mai un giorno, sulla terra ferma.
Ho conosciuto Joseph una domenica pomeriggio al Community Center, la prima domenica della mia permanenza a Corinto. Abbiamo chiacchierato un po’, prima dell’inizio della lezione insieme ad altri. E lì si è messo a raccontarci del suo viaggio di paura per arrivare in Grecia. Dopo quella volta, non l’abbiamo più visto. Stufo dello stallo che viveva da quasi un anno nel campo di Corinto, ha deciso di tentare il gioco, try the game, e continuare da solo il suo viaggio verso la Germania in clandestinità. L’abbiamo saputo per vie traverse e ci ha stretto tutti un po’ il cuore. Qualche giorno dopo, Joseph ci ha scritto un messaggio sul telefono del Community Center, “Scusate se non ho più partecipato ai corsi, ma ho deciso di partire. Non vi dimenticherò mai, vi voglio bene”.
Per fortuna, qualche volta il mare fa paura ma genera anche una sorta di esaltazione, come una bella sfida. Amin ha 17 anni, e arriva dall’Afghanistan. Da diversi mesi vive al campo di Corinto, da solo. È l’unico della famiglia ad avere avuto il permesso di partire da Moria. Cosa fai oggi pomeriggio Amin? Vai al mare? 15 minuti nel mare, sì. Amin non sapeva nuotare fino a poco tempo fa. Ha appena imparato. Da solo. Da solo, Amin? Ma come si fa ad imparare a nuotare da soli? “it’s easy, i’ve learned on Youtube.” Amin ha imparato a nuotare guardando i tutorial nel web. Passo dopo passo, bracciata dopo bracciata. All’inizio nel mare solo qualche secondo e poi qualche minuto, libero di stare a galla.
Di storie come quelle di Joseph e Amin ne è pieno il mare. Talvolta stringono il cuore, talvolta lo riempiono. Le raccontiamo per non affondare negli abissi la memoria di queste storie, di questi viaggi terribili e coraggiosi in cerca di terra ferma. Un pensiero grande a Joseph, Amin e a tutte e tutti coloro che hanno attraversato il Community Center di Corinto, e un sincero grazie al loro coraggio e alla loro presenza che hanno riempito le nostre giornate.”

 

Racconto e testimonianza di Lea

Vivere, vedere, imparare

“Grazie ad Aletheia R.C.S. ho avuto la fortuna di potermi recare in Grecia come volontaria. Partecipare al Progetto ha significato entrare a fare parte di una macchina solidale incredibile che ha coinvolto me e chiunque mi stesse intorno. Come volontaria ho avuto la possibilità di sperimentarmi al meglio mettendo in campo le mie risorse e in questo modo mi sono sentita parte della missione in tutto e per tutto. Ho vissuto sulla mia pelle le diverse sfumature di cui si compone lo spazio del Community Center e ho avuto modo di ritrovarle anche e soprattutto negli sguardi e nei sorrisi di chi lo frequentava. Ho vissuto l’impegno di chi scriveva diligentemente su un quaderno gli appunti di una lezione di inglese; ho visto persone di ogni età ridere a crepapelle per un vocabolo pronunciato buffamente; ho visto persone di nazionalità e lingue diverse darsi una mano per svolgere un compito; ho visto persone parlare della propria terra indicandola su una mappa geografica; ho visto bambini aspettare sotto il sole di mezzogiorno il turno della propria classe, arrivando in anticipo per non rischiare di perdersi nemmeno un minuto della lezione; ho imparato qualche parola in arabo ed ho rispolverato il mio francese; ho vissuto l’entusiasmo di chi finalmente poteva imparare ad usare un computer; ho visto donne togliersi l’hijab perché si sentivano a proprio agio con le volontarie; ho ballato insieme a loro vedendo cadere ogni barriera linguistica e culturale; ho ascoltato i sogni e i desideri di qualcuno, ho ascoltato le ricette e i sapori di casa di altri; ho visto chi improvvisamente si chiudeva in un ricordo riaffiorato e anche chi quel ricordo lo condivideva, regalando a tutti un pezzo della sua vita.
Ho visto emozionarsi e mi sono emozionata. Sono solo alcuni dei colori di questa esperienza e delle persone che ne hanno fatto parte, le quali, inutile dirlo, hanno dato molto più a me di quanto io abbia potuto dare loro.”

 

Testimonianza di Alexsandra